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CLASSIFICAZIONE DELLE REAZIONI AVVERSE AL CIBO

Oggi comunemente si definisce intolleranza alimentare la tendenza di un cibo a sviluppare delle reazioni anomale ed eccessive, producendo una serie di sintomi di disagio come gonfiore, pesantezza o difficoltà digestive.
Questa definizione è però impropria e diventa perciò fondamentale fare chiarezza e inquadrare queste reazioni nell’ambito complessivo delle reazioni avverse al cibo che seguono l’ingestione di un alimento normalmente innocuo.
La classificazione riportata, adottata dalla Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica, introduce l’importante distinzione tra reazioni avverse al cibo non tossiche, che dipendono dalla suscettibilità individuale, e le reazioni tossiche, dipendenti dalla dose e non da una particolare suscettibilità individuale.

Quando è coinvolto il sistema immunitario in una reazione avversa al cibo non tossica e non IgE-mediata si può essere in presenza di una REAZIONE IMMUNOMEDIATA CON COINVOLGIMENTO DI IgG SPECIFICHE ALLERGOLOGICHE (con conseguente formazione di immunocomplessi): per abitudine esse vengono definite “intolleranze
alimentari”, anche se il termine è inesatto.
Le intolleranze vere e proprie, infatti, non sono dovute ad una risposta del sistema immunitario: come indicato nella classificazione delle Reazioni Avverse al Cibo riportata, esse si suddividono in intolleranze da difetti enzimatici, da sostanze farmacologicamente attive e da meccanismi sconosciuti come le intolleranze da additivi.

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Patogenesi delle reazioni avverse al cibo igg-mediate

Il punto focale dell’insorgenza di reazioni avverse IgG-mediate va ricercato a livello dell’apparato digerente. Oltre alla basilare funzione digestiva, infatti, questo apparato rappresenta una porta d’ingresso per una vasta gamma di antigeni estranei contenuti nel cibo, svolgendo perciò una fondamentale funzione di barriera.
Il sistema immunitario da una parte deve impedire una risposta forte contro le macromolecole alimentari, e dall’altra deve riconoscere ed eliminare i patogeni in grado di entrare attraverso l’intestino. L’equilibrio di tutti i fattori (fisici, chimici ed immunologici) che entrano in gioco in questo effetto barriera è di vitale importanza: in determinate condizioni, tuttavia, può venire meno e gli antigeni alimentari, normalmente percepiti come innocui dall’organismo, permeano fino ai capillari dei villi intestinali e, una volta in circolo, attivano una risposta infiammatoria, sia locale che generalizzata. L’accumulo progressivo di immunoglobuline di classe G, specifiche verso un determinato alimento, porta gradualmente allo sviluppo della sintomatologia che può coinvolgere la quasi totalità degli apparati dell’organismo. Si può immaginare la fase di accumulo come una fase di latenza in cui le immunoglobuline G innescano uno stato infiammatorio che può raggiungere e colpire anche i bersagli meno
facilmente riconducibili a problematiche alimentari. In tali condizioni i sistemi immunitario e di disintossicazione utilizzano le proprie energie per far fronte ad una sollecitazione costante. Ciò determina un indebolimento dell’organismo e frequentemente si possono verificare condizioni di infezioni recidive e ricorrenti.
L’alimentazione e lo stile di vita sembrano essere fattori determinanti nell’insorgenza di tali patologie. La presenza sistematica di alcune sostanze nell’alimentazione quotidiana, quali ad esempio il latte, costantemente presente nei cibi industriali, accanto ad una mancata rotazione alimentare legata al ripetuto consumo di cibi anche fuori stagione, può determinare uno stato irritativo costante sul sistema immunitario, che faciliterebbe la reattività e l’alterarsi dei meccanismi di regolazione dell’organismo. Un alimento consumato ripetutamente può risultare avverso in seguito ad un periodo di stress o ad una malattia, fattori che modificano l’equilibrio intestinale, alterando l’assorbimento dei cibi e stimolando l’intervento del sistema immunitario.
Le reazioni avverse IgG-mediate possono dunque divenire il sintomo di una risposta dell’organismo a cibi insospettabili, che rappresentano perciò uno stimolo tossico. In letteratura sono annoverati elenchi di alimenti maggiormente incriminati per la loro frequenza nell’indurrereazioni avverse.
Occorre tuttavia considerare due aspetti fondamentali:

  • LE PROTEINE HANNO UN’ELEVATA AZIONE IMMUNOGENA: CIBI A MAGGIOR TENORE PROTEICO HANNO, QUINDI, UNA MAGGIORE PROBABILITÀ DI INDURRE REAZIONI AVVERSE;
  • LA FREQUENZA DELL’ASSUNZIONE DEL CIBO: LE REAZIONI AVVERSE IgG-MEDIATE SONO IL RISULTATO DI UN’ASSUNZIONE CONTINUA E RIPETUTA NEL TEMPO CHE PORTA AD UN CRESCENTE ACCUMULO DI IMMUNOCOMPLESSI CIRCOLANTI NELL’ORGANISMO.

Se ne deduce che diviene una regola fondamentale imparare a conoscere cosa si mangia, ponendo attenzione alla composizione ed alle informazioni poste in etichetta.

Quando pensare ad una reazione avversa al cibo igg-mediata

Sono numerose le patologie, quasi tutte caratterizzate da uno stato infiammatorio persistente, per le quali si può ipotizzare il coinvolgimento di fenomeni di reazione avversa agli alimenti IgG-mediata:

  • Gastro-intestinali: come sindrome del colon irritabile, difficoltà digestive, gonfiore addominale, meteorismo, aerofagia, nausea, diarrea, stipsi.
  • Muscolo-scheletriche: come mialgie, crampi muscolari, dolenzia articolare, artrite giovanile.
  • Dermatologiche: come eczema, dermatite atopica, orticaria, psoriasi, acne.
  • Respiratorie: come rinite, sinusite, catarro, asma, bronchiti ricorrenti, otite, congestione nasale.
  • Genito-urinarie: come dismenorrea, enuresi, cistiti croniche.
  • Nervose: come cefalee, depressione, iperattività, astenia, torpore mentale, scarsa concentrazione.
  • Generali: come fatica cronica, attacchi di panico, sovrappeso, obesità.

Non sempre risulta immediato ricondurre una tale varietà di sintomi ad una problematica di tipo alimentare. Le reazioni avverse IgG-mediate hanno un’evoluzione lenta e progressiva, manifestandosi gradualmente.
Il test per la conferma della reazione in atto rientra in un percorso che necessita una valutazione complessiva del quadro clinico del paziente: questo implica necessariamente l’affiancamento di uno specialista per la valutazione e la gestione dei sintomi.

La positività del test ad un alimento può essere interpretata come diagnosi di allergia “classica”?

NO: RISCONTRARE UNA REAZIONE AVVERSA IgG-MEDIATA VERSO UN ALIMENTO NON SIGNIFICA ESSERNE ALLERGICI.
Risulta fondamentale sottolineare la differenza fra reazione allergica “classica”, ossia IgE-mediata, e reazione avversa agli alimenti IgG-mediata: si tratta di due fenomeni differenti che, pur essendo espressione della reattività immunitaria dello stesso sistema immunitario, chiamano in causa meccanismi ben distinti.
MENTRE LE REAZIONI ALLERGICHE IgE-MEDIATE SONO CARATTERIZZATE DA UN AUMENTO DI IMMUNOGLOBULINE DI CLASSE E (IgE) NEL SIERO DEL PAZIENTE, LE REAZIONI AVVERSE VALUTATE NEL TEST SONO DIPENDENTI DALLA CLASSE ANTICORPALE DELLE IMMUNOGLOBULINE G.
Mentre la sintomatologia delle allergie è immediatamente percepibile, con un chiaro rapporto di causa ed effetto, le reazioni avverse sono il frutto di un ridotto ma ripetuto stimolo immunologico che rende difficoltoso il riconoscimento della sostanza che scatena la reazione. Tale reazione può infatti insorgere anche dopo giorni dall’introduzione dell’alimento, con un meccanismo molto simile a quello di un avvelenamento progressivo, nel quale solo il ripetersi dello stimolo consente di superare il livello di soglia e lo scatenarsi della sintomatologia.
Nel caso in cui il paziente abbia un’allergia certificata o presunta a uno specifico alimento e, di conseguenza, quell’alimento sia stato eliminato dalla dieta, il titolo anticorpale (sia per le IgE che per le IgG) sarà ridotto al momento dell’analisi, in quanto è stato sospeso lo stimolo immunogenico.

La positività del test ai cereali contenenti glutine è una diagnosi di celiachia (malattia celiaca)?

NO: RISCONTRARE UNA REAZIONE AVVERSA IgG-MEDIATA AL GRANO O AI CEREALI CONTENENTI GLUTINE NON SIGNIFICA ESSERE CELIACI.
I soggetti celiaci sviluppano una reattività nei confronti del glutine, una frazione proteica alcol-solubile di alcuni cereali, quali frumento, orzo e segale. Nei cereali, oltre al glutine, sono presenti numerosi componenti proteici che potenzialmente presentano un’azione antigenica (cioè sono in grado di stimolare la risposta del sistema immunitario). Gli estratti alimentari impiegati per testare la reattività all’alimento comprendono tutte queste componenti proteiche: tale reattività, dunque, può essere determinata da una proteina diversa dal glutine.
La celiachia è una patologia cronica sistemica immunomediata che coinvolge, in individui geneticamente predisposti, meccanismi eziopatogenetici diversi da quelli alla base delle reazioni avverse IgG-mediate, caratterizzata da livelli variabili di enteropatia (cioè di danno istologico della mucosa intestinale), dalla presenza nel siero, a dieta libera, di anticorpi specifici (gli autoanticorpi anti-transglutaminasi tissutale, gli anticorpi anti-endomisio e quelli anti-gliadina deamidata) e da una combinazione variabile di sintomi intestinali ed extra-intestinali.
L’apparato gastroenterico è sempre interessato dall’evento infiammatorio, in particolare a livello duodeno-digiunale dove, a seguito dell’ingestione del glutine, si attiva una risposta immunomediata da linfociti T che porta da un lato alla produzione degli anticorpi specifici e dall’altro lato ad un danno della mucosa con atrofia dei villi. La diagnosi di celiachia necessita di analisi specifiche e mirate.

La positività del test al latte o ai suoi derivati coincide con l’intolleranza al lattosio?

NO: RISCONTRARE UNA REAZIONE AVVERSA IgG-MEDIATA AL LATTE O AI SUOI DERIVATI NON SIGNIFICA ESSERE INTOLLERANTI AL LATTOSIO.
L’intolleranza al lattosio si verifica in caso di deficienza parziale o totale della lattasi, un enzima deputato a scindere il lattosio, il principale zucchero del latte. In condizioni normali il lattosio viene scisso nei suoi due zuccheri semplici. Se il lattosio non viene digerito rimane nel lume intestinale, dove, fermentando, richiama acqua e determina la produzione di gas ed acidi grassi a catena corta, con tutte le dolorose conseguenze del caso.
L’esito positivo al latte o ai suoi derivati, invece, implica una risposta immunitaria legata all’azione immunogenica della componente proteica del latte. I sintomi possono essere variabili e legati alla circolazione degli immuno complessi antigene-anticorpo. La diagnosi di intolleranza al lattosio necessita di analisi specifiche e mirate.

Test accurati da parte dei nostri espertiScopri a cosa sei intollerante

La diagnosi di un’effettiva reazione avversa al cibo IgG-mediata prevede il dosaggio dei livelli anticorpali (immunoglobuline G) nel sangue del paziente, mediante metodica E.L.I.S.A. (Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay).
Estratti antigenici alimentari purificati vengono fatti adsorbire a specifici supporti e fatti reagire col campione ematico. L’esito del test si basa sul riconoscimento selettivo antigene-anticorpo. Essendo il componente antigenico adeso al supporto, la reazione antigene-anticorpo è immobilizzata e facilmente evidenziabile mediante opportuno substrato. Anticorpi marcati con un enzima, reagendo, producono una risposta di tipo colorimetrico quantificabile: un opportuno sistema di lettura permette di valutare l’intensità della reazione in grado percentuale.
La finalità del test, quindi, è quella di identificare le immunoglobuline di classe G specifiche per specifici antigeni alimentari (il cui numero e tipologia dipende dal test scelto).
Per effettuare il test alimentare puoi chiamare direttamente tramite il pulsante qui di seguito, o tramite il modulo di contatto più sotto.
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